Eugenio Castellotti

Dicevano che Castellotti avesse più di 500 camice e 100 paia di scarpe. Dicevano che Castellotti fosse un superficiale, un provincialotto pieno di soldi. Dicevano che Eugenio Castellotti avesse pagato 60 Milioni in tasse di successione. Fatto era che Eugenio, poco più che 18enne, si era regalato una Ferrari. Una di quelle auto sportive, dannate, veloci e che costano un patrimonio. Una di quelle auto con cui ci si può permettere di arrivare subito al nocciolo della questione. Aveva tutto quello che voleva, faceva tutto quello che gli passava per la testa, ma l'unica cosa che lo interessava, l'unica cosa che lo faceva sentire vivo era quel concetto astrattamente pericoloso che è la velocità. Partiva solo, di notte, di giorno, col sole o con la pioggia ed era capace di farsi centinaia di chilometri sui curvoni della Cisa. Da li alle corse vere e proprie il passo è breve: a vent'anni debutta con le sport, a ventitre ha già vinto molto (campione italiano della montagna). Nel 1954 viene ingaggiato dalla Lancia. Debutta in formula 1 nel 1955 con un fantastico secondo posto a Monaco. Proprio nel principato Ascari aveva avuto un brutto incidente: era finito in acqua alla chicane del porto. Un incidente strano.

Giovedì 26 Maggio. Monza. Eugenio sta provando la macchina quando arriva Ascari. Alberto chiede di poter fare qualche giro, giusto per fare. Racconta che qualcuno gli ha spedito una tessera di un club di subacquei. Non ha le sue cose. Castellotti gli presta casco e occhiali. Sono le 13.30 di un giorno sbagliato per morire... Eugenio è tra i primi ad accorrere. Alberto Ascari, il suo amico Alberto Ascari è morto con indosso il suo casco. Dalla domenica successiva Eugenio si trova prima guida del sodalizio Lancia-Ferrari. Conclude terzo nel mondiale

Il 1956 è un anno difficile. Vince la mille miglia e la 12 ore di Sebring ma non si sente a suo agio. Pensa al modo di andarsene dalla Ferrari. Soffre Ferrari, soffre il suo far politica anche negli auguri di Natale. Era proprio un brutto periodo quello: si era perdutamente innamorato della subrette Delia Scala. Da una parte la madre, dall'altra Delia.

L'incidente di Modena

Il 1957 sembrava essere il suo anno...poi quel maledetto incidente di Modena. Il circuito era stupido. Aveva affrontato migliaia di volte quell'unica curva vera. Aveva dormito poco quella notte; aveva litigato con Delia. Ferrari era lì a guardalo e lo stuzzicava. Voleva dimostrare di essere il migliore. E' entrato troppo veloce in quella maledetta curva. Nessun cedimento meccanico, nessuna foratura, semplicemente non ha frenato dove invece avrebbe dovuto.. Non ha frenato per generosità.