La storia della Targa Florio

di Antonino Catanzaro

Introduzione 

Vivendo a Cerda, piccolo paese del palermitano, sulle Madonie, dove si arriva seguendo la SS 120, che lo collega al capoluogo e ai centri più grandi, Termini Imerese e Cefalù, ci si imbatte a pochi chilometri dall’abitato, nelle tribune chiamate Floriopoli, che oggi sono quanto resta della Targa Florio. Sebbene fatiscenti e pericolanti si ergono altezzosi e memori di un antica gloria la palazzina dei cronometristi e i box, il ponticello di ferro quasi a voler suscitare con il loro silenzio triste e cupo, sentimenti di nostalgia tra coloro che hanno vissuto personalmente l’esperienza degli anni d’oro della targa  o gli appassionati  come me che ne vorrebbero far rivivere gli antichi splendori.

In questi posti infatti in un tempo non tanto lontano,  si svolgeva la più grande corsa automobilistica del mondo, la mitica Targa Florio. Una volta l’anno Floriopoli,  viveva di rumori, colori, rombi di auto da corsa, odori inconfondibili dell’automobilismo da corsa e questa festa si estendeva su tutte le Madonie e i paesi attraversati dalla gara; il mondo intero automobilistico passava e viveva per circa tre mesi su queste strade.

Tutto ciò grazie al Cavaliere Vincenzo Florio, erede di una delle famiglie più prestigiose e ricche dell’isola che creò questa corsa nel lontano 1906 sportivo e grande appassionato di automobili.

Con questa mia ricerca mi pongo l’obiettivo di  far rivivere tutto il mito della gara, di un epopea dell’automobilismo sportivo e delle tante leggende che la Targa Florio ci racconta, spinto dalla passione che mi ha portato anni addietro a cercare documenti, libri, giornali d’epoca per capirne di più, oggi sono riuscito a creare con tutto il materiale trovato in tutto il mondo un piccolo museo che è aperto al pubblico dove è possibile consultare giornali d’epoca, libri, vedere foto, quadri, e tanti cimeli della Targa e della Famiglia Florio.

Forse il mito della Targa Florio è simile a quello della Sicilia: il suo nascere caparbiamente, il suo affermarsi nel mondo e il suo declino ci ricordano tanto la storia dell’isola che la ospita.

Quindi per capire è bene analizzare la nascita, lo splendore e il declino di questa gara che si spera possa rivivere ancora.

 Per capire cos’era la Targa Florio è giusto parlare del suo ideatore Vincenzo Florio, quindi di tutta la sua famiglia  e capire perché furono in grado di creare un simile evento e quali risvolti ebbe sulla loro attività imprenditoriale.

 In Sicilia, se ci guardiamo intorno, restano parecchie tracce dei Florio, questo casato borghese che aspirò all’aristocrazia e che risulta essere totalmente immerso e trainante della vita sociale palermitana. Sicuramente dopo Federico  II sono proprio i Florio che sono riusciti a lasciare una traccia, a migliorare l’assetto urbanistico di Palermo, grazie anche alla collaborazione degli Architetti Basile (padre e figlio), noti per lo stile Liberty da loro utilizzato per edifici e costruzioni, quali il Teatro Massimo e il Teatro Politeama, nonché di tutte le palazzine di Via Libertà e di Villa Igea, per citarne alcuni.

I Florio 

Palermo che una volta era una delle città più belle d’Europa, teatro del mondo, ha segnato nel tempo una crescita  culturale mai più ripetuta, e una crescita imprenditoriale di vaste dimensioni che sino a oggi non ha paragoni, è inspiegabile come fra il 1790 e il 1935 un imprenditore in Sicilia sia stato capace di creare dal nulla più di 20.000 posti di lavoro e poi il vuoto, l’emigrazione o sparuti casi di piccole industrie. Sebbene le politiche si siano mutate o si siano aggiornate il risultato è sempre lo stesso: in Sicilia la disoccupazione è sempre al 20 per cento.

La Sicilia sede di Re, Principi e imperatori è stata da sempre meta di conquista per la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo. Siamo stati governati da Fenici, Greci, Arabi, Romani, Spagnoli, Francesi, Austriaci, tutti ci hanno guadagnato, anche noi Siciliani che abbiamo imparato da loro usi, costumi e tradizioni mescolandoli ai nostri creando questa nostra cultura poliedrica e ciò i Florio lo sapevano, loro che erano una dinastia senza corona, gente umile e laboriosa pieni di ingegno e di coraggio.

Paolo Florio a metà del 1700 arriva a Palermo da Bagnara Calabra. Era un commerciante e in Calabria se la cavava discretamente. Aveva avuto degli scambi commerciali abbastanza remunerativi, con dei palermitani, decide perciò di spostarsi a Palermo e apre un negozio di drogherie, in società col fratello Ignazio. Il commercio rende bene tanto da aprire altri nove negozi e alla sua morte nel 1809, lascia al figlio Vincenzo dieci negozi avviati (e un capitale di circa 450.000 lire). Il giovane Vincenzo con l’aiuto dello zio si adopera per incrementare i commerci: nel 1840 in società con l’inglese Benjamin Ingram, fonda  la “Società dei Battelli a Vapore Sicilia” che presto si incrementa con l’acquisto di altri vapori, portando merci varie anche ad altri commercianti palermitani; apre una fonderia che si chiamerà Fonderia Oretea. Darà lavoro ad oltre 2.000 operai, questi avevano una cassa mutua e in più disponevano di un salario più vantaggioso di un terzo rispetto alla media della categoria; Apre un’industria Metalmeccanica all’avanguardia, aprono una filanda per la lavorazione del cotone chiamata Cotonificio Arenella, sotto Monte Pellegrino. Vi lavoravano 700 donne. Questo stabilimento fu all’avanguardia per quanto riguarda i servizi sociali, disponeva infatti di cassa mutua, asilo nido per i figli dei dipendenti, mensa e disponibilità di avere delle case in affitto a prezzi molto bassi.

Nel 1840 apre una fabbrica di acido solforico la futura “ Chimica Arenella”, fonda il Banco di Circolazione per la Sicilia.

Così i Florio davano la sensazione di appartenere a quella borghesia liberal-progressista che in altre parti d’Europa si andava formando, un volersi far vedere come un padrone buono, colui che si impegna per la propria terra e cerca di darle lustro.

In tanto in Sicilia era tempo di fermenti, prima i moti del 1848 e poi lo sbarco dei Mille nel 1860, in ambedue i casi Florio fu molto abile a far si che i due eventi fossero poco traumatici per le sue attività e anzi trovò il modo di trarne vantaggio per i suoi affari. Diversa fu la situazione nel 1960 prima dello sbarco dei Mille, lo stesso Francesco II di Borbone lo interpellò per capire esattamente cosa stava accadendo, Florio fu esplicito nella risposta dicendo al Re che la situazione era ormai compromessa e che da li a poco la popolazione si sarebbe sollevata contro di lui, e che ormai l’era Borbonica nel regno si stava concludendo.

Come fu annessa la Sicilia al Regno d’Italia troviamo Florio consigliere comunale per poi essere proclamato Senatore del Regno, sul lato del commercio aveva affittato le proprie navi a Garibaldi ed era stato lautamente ripagato dal governo Italiano e addirittura risarcito per intero per una nave persa durante le operazioni. Insomma ormai Florio era pronto ad entrare nelle vicende del nuovo Stato Italiano e nella nuova Europa che si stava venendo a conformare.

Quando muore Vincenzo Florio nel 1868 ( il Giornale di Sicilia  fece il necrologio del Senatore chiamandolo “ L’egregio Cittadino), Vincenzo  lascia tutto ai figli Angela, Giuseppina e Ignazio e un capitale di 300.000 milioni di lire. Ignazio continua il lavoro del padre e inizia ad incremento la pesca del tonno, e la relativa lavorazione del pesce, tanto da arrivare ad avere 10 Tonnare e comprare dei terreni a Marsala che li fa coltivare a vite. Apre un enoteca chiamata “ Manifattura di Vini all’uso del Madera” dove si produrrà il Marsala, e il vino.

Nel 1866 Ignazio Florio si unisce in matrimonio con la Baronessa Giovanna D’Ondes Trigona, così i Florio si affacciavano nell’aristocrazia palermitana.

Nel 1891 si svolge a Palermo la IV Esposizione Nazionale Italiana in cui ampio spazio occupano i prodotti dei Florio e in quell’occasione viene presentato il nuovo Cognac Florio che ben presto sarà conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Questa produzione segna un grosso momento per la città di Palermo.

La mostra fu inaugurata dal Re Umberto  I di Savoia e dalla regina Margherita.

Ritornando alla loro attività principale, la Compagnia di Navigazione, era chiaro a tutti che bisognava creare una grande compagnia Italiana di navigazione nel Mediterraneo, ci fu una grande lotta politica intorno alla creazione di questa nuova compagnia che doveva nascere dalla fusione di più compagnie, ivi inclusa la compagnia dei Florio. I Florio in più potevano contare  sull’appoggio di Francesco Crispi, grande uomo politico Siciliano, che in quegli anni viveva il suo massimo splendore politico a livello nazionale. Alla fine la compagnia dei Florio si fuse con la compagnia di Rubattino  nel 1881 creando la Navigazione Generale Italiana, che avrebbe goduto di aiuti governativi e la concessione di tratte in regime esclusivo sulle principali rotte del Mediterraneo, ma anche questa grossa attività  purtroppo andrà verso un lento, ma inesorabile declino.

La Sicilia svolgeva allora un ruolo importante, ma non certo di primo piano nell’economia nazionale e poi il declino era più legato al fatto che l’ultimo ventennio del secolo XIX fu un periodo di grosse crisi economiche. Lo zolfo siciliano, così come gli agrumi videro spezzato il loro monopolio naturale dalla concorrenza americana. Palermo divenne spesso teatro di grossi scioperi, come il resto della Sicilia e le attività dei Florio non ne furono esenti.

Intanto il 17 maggio 1891 Ignazio Florio moriva e lasciava custode dei propri interessi il figlio Ignazio jr che a soli 23 anni si ritrovava a gestire un grosso patrimonio e per di più con molte attività in crisi, sia per una gestione non ottimale sia per la cattiva congiuntura economica del momento. Infatti dopo una proroga di 2 anni dei contratti marittimi il governo non sembrò più disposto a rinnovare gli accordi e inoltre la concorrenza americana degli zolfi viene a spezzare il monopolio che fino a quel momento la Sicilia aveva detenuto. I Florio ormai sembravano dediti più alla vita mondana che ai loro affari e a cercare di entrare in un modo o nell’altro nel mondo dell’aristocrazia. Infatti mentre Giulia Florio sposava un Lanza di Trabia, Ignazio jr sposava nel 1893 Francesca Paola Iacona figlia del Barone di San Giuliano e di Costanza Notarbartolo di Villarosa, che da allora in poi sarà per tutti Donna Franca Florio, la donna più bella di Sicilia e certamente la più mondana.

Tutta la famiglia ormai era dedita alla mondanità e lo stesso Vincenzo Florio si occupava solo marginalmente degli affari di famiglia sarà più che dedito a organizzare feste, eventi mondani e soprattutto gare sportive.

Anche nelle nuove attività in cui erano lanciati i Florio rispecchiarono questa loro vocazione, in fatti in quegli anni impiantarono una fabbrica di ceramiche d’autore e anche la fonderia Oretta si specializzò in lavorazioni raffinate piuttosto che nell’industria pesante.

Nel 1900 compra l’isola di Favignana dove costruirà uno stabilimento per la lavorazione del tonno e delle sarde sotto sale in scatole, apre delle miniere di zolfo a Realmuto, e per esigenze di riparazioni navali apre nella zona del porto a Palermo un cantiere navale, uno a Messina e uno a Genova.

Nel 1900 Ignazio Florio fondò il giornale L’Ora che si presentò come mezzo di informazione indipendente, ne affida la direzione a Edoardo Scarfoglio e a Tullio Giordana, in seguito lo affida a Vincenzo Morello che si firma “Rostignak” è uno dei migliori giornalisti di quei tempi. Fonda una casa di riposo per marinai, assiste le vedove e gli orfani, costruisce un istituto per ciechi, fonda una compagnia di assicurazioni che si chiamerà “ Gheshan”.

Ignazio, grande mente ma altrettanto grande viveur conosce Donna Franca Jacona di San Giuliano ragazza bella e con molta classe, simpatica  piena di umorismo e vivace, dal corpo esile e alto con gli occhi verdi, la corteggia con belle lettere e fissa appuntamenti, Franca accetta il corteggiamento e si incontra con lui, ma i suoceri conoscendolo diffidano, sono contrari che la figlia lo frequenti, Ignazio deve sudare sette camicie per convincerli della sua serietà, nel 1893 concedono la mano della figlia Franca, i due si sposano giorno 11 Febbraio 1893 a Livorno.

Pietro Jacona di San Giuliano è un Barone discendente dei Signori di Spagna e la moglie Costanza Notarbartolo di Villarosa nobile anche lei, abitavano alla Noce, con questo matrimonio Ignazio entra nella sfera della nobiltà Palermitana, La sorella Giulia aveva in precedenza sposato Pietro Lanza di Travia Principe di antico e nobile casato Siciliano.

Ignazio e Franca secondo una moda inglese dormono in camere separate, ma comunicanti, avevano due cameriere personali una per il giorno e una per la notte. Ignazio si vestiva interamente a Londra, si serviva nella sartoria Meyer e Mortimer.

La madre di Ignazio abitò con loro nell’ala destra della casa, la sua non era una presenza ingombrante, infatti andrà sempre d’accordo con la nuora Franca.

Il 24/11/1893 nasce all’Olivuzza Giovanna chiamata da tutti Giovannuzza, è una bimba bella e robusta. Donna Franca conduce una vita tranquilla e felice, organizza le serate di gala della famiglia in modo esemplare e anche sfarzoso, organizza raduni culturali fra la borghesia Palermitana  e tra i suoi ospiti si annoverano  gli scrittori Moumpassant, D’annunzio, Trilussa, Oscar Wilde e le attrici Eleonora Duse, Irma Grammatica la cantante lirica Lina Cavalieri e i grandi musicisti Wagner e Puccini.

Il denaro scorre a fiumi e Franca se ne rende conto, ne attinge a piene mani per meglio figurare e per far conoscere i Florio nel Mondo. Ignazio riceve dal Re e da Mussolini  il titolo di Principe di Favignana, ma lui non usò mai questo titolo poiché diceva “ io sono il Principale di Favignana” il loro tenore di vita visto l’ammontare del loro patrimonio e il ruolo che svolgevano in Sicilia e fuori non avevano e non anno paragoni con imprenditori e industriali anche di oggi.

Nel 1904 Ignazio Florio denuncia al fisco un reddito di 400 milioni.

Nel 1908 nasce Ignazio che tutti lo chiameranno Boby Boy donna Franca è felice perché a dato a Ignazio un figlio maschio da tanto tempo atteso e voluto.

Arriva a Palermo per una rappresentazione la soprano Cavalieri, e proprio con la Cavalieri Ignazio avrà una relazione. Saputolo Donna Franca con tanta diplomazia, assolda una clack e la fa fischiare dopo la recita della Boeme di Puccini, mentre Ignazio aveva dal canto suo assoldato anche lui una clack ma per applaudire. La Cavalieri stupita non capisce come mai a Palermo la si fischiasse e nello stesso tempo la si applaudisse, e donna Franca nel palco assieme al marito senza mostrare nulla, diceva al marito “ ma come mai poverina”……..” perché la fischiano?”….. la Cavalieri dopo aver capito che non poteva competere con la rivale lasciò Palermo per altri lidi.

Al Massimo il maestro Paganini è chiamato a dirigere un opera e quando entra in scena prima di iniziare a dirigere si gira verso il palco dove c’è  donna Franca e le riverisce un inchino, questo è l’unico inchino che un maestro di musica abbia mai rivolto ad una persona a teatro a tutt’oggi.

All’Olivuzza lei riceve dame e amiche, nobili palermitane a loro fa scuola di lingue, insegna lo stile “europeo” di come muoversi e agire, a tutti da consigli di come comportarsi in società, lei è sempre elegante, veste sempre all’ultima moda, e a chi gli chiede un disegno per realizzare un vestito lei volentieri da i disegni degli abiti, da suggerimenti come realizzarli, tutto questo per la sua esperienza, lei è abituata a visitare tutti i salotti di mezzo mondo, in fatti si reca spesso a Londra, Parigi, Barcellona e Mosca.

Un episodio curioso a tal proposito è legato alla visita di Guglielmo di Prussia, il quale restò molto colpito dal fatto che il pranzo fosse servito in piatti d’oro. Intanto Vincenzo Florio che frequentava i salotti bene di tutta Europa e della Francia in particolare, terra che tanto amava, organizzava gare sportive ciclistiche, d’equitazione, regate e ovviamente manifestazioni automobilistiche. Inoltre organizzava anche sfilate di moda, esposizioni floreali più tutta una serie di attività collaterali. Spesso lo stesso Vincenzo partecipò a gare sportive e anche con discreti risultati, ma ciò che più affascinava il giovane Vincenzo era l’automobile.

Il  fratello Ignazio nel 1898 gli regalò portandolo a Parigi un triciclo a motore De Dion Bouton, e subito l’ardito Vincenzo pensò di organizzare una piccola gara all’interno del parco della Favorita tra lui che guidava il triciclo a motore,  un ciclista, e un cavallo. Il ciclista si ritirò quasi subito e alla fine dopo una serrata lotta il cavaliere ebbe la meglio.

Così iniziò la sua passione verso l’automobile con l’idea che il futuro sarebbe stato lo studio e lo sviluppo di questo mezzo, e lui aveva visto giusto così come suo nonno aveva visto giusto nella navigazione a vapore, Vincenzo si limitò però a organizzare la targa ma non a puntare su uno sviluppo industriale dell’automobile, Vincenzo Florio fece costruire delle vetture a Palermo come meglio vedremo in seguito, ma solo per partecipare alle corse.

Donna Franca visita gli ospedali e gli istituti, dove trova ciechi, orfani o invalidi da a tutti parole di conforto, alle orfanelle che arrivano ai 18 anni e si sposano gli fa il corredo, a tutti porta un dono da un sorriso e una parola di coraggio, sempre pronta a recepire richieste di aiuto sia da parte dei malati che dai dottori, e a quei tempi di materiali negli ospedali ne servivano.

Nel 1900 viene inaugurata villa Igea è un grande albergo voluto da Florio perchè il grande Hotel delle Palme è sempre pieno di ospiti, questo albergo è stato progettato dal Basile sempre in stile Liberty, finemente arredato, è il fiore all’occhello di Florio, la direzione è affidata a A. Pacher

E proprio in questo albergo nasce Igea terza figlia dei Florio.

Nel 1901 il pittore G: Boldini fa un ritratto a donna Franca ma con scarso risultato il quadro non piace ne a Franca ne a Ignazio, a Franca non piace lo sguardo gli sembra triste e diretto nel vuoto, a Ignazio non va giù la scollatura e la posa, il Boldini corregge qualcosa ma il risultato è lo stesso, tanto che rimarrà in mano al pittore, oggi questo quadro è di proprietà della famiglia Rothschild.

Nel 1901 muore Francesco Crispi statista convinto sostenitore del mezzogiorno e grande amico di Ignazio.

In tanto in parlamento il governo presieduto da Giolitti gli toglie il contributo alle linee marittime, quindi è costretto ad aumentare le tariffe dei trasporti cosa che lo danneggia parecchio. 

Ma in quegli anni Florio si ritrovò sicuramente privo di appoggi politici, non fu bravo come il padre o il nonno, i quali seppero navigare bene in qualunque tipo di acque politiche.

La crisi delle aziende di famiglia fosse tale lo dimostra come nel corso degli anni molte azioni vennero cedute e nessuno fu mai in grado di recuperarle o trarne vantaggio specie per i cantieri navali che andarono totalmente in mano ai genovesi ne per la compagnia di navigazione.

Nel 1902arriva a Palermo per l’inaugurazione dell’Esposizione Agricola Siciliana il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena,  dopo l’inaugurazione saranno ospiti di casa Florio all’Olivuzza dove sono stati ricevuti in pompa magna e alla presenza della numerosa nobiltà Palermitana, il tutto organizzato in maniera ineccepibile da donna Franca e non passa inosservata dalla Regina Elena.

Dopo questa visita donna Franca viene nominata Dama di corte della Regina Elena.

Sempre nel 1902 dopo tante sofferenze muore la piccola Giovannuzza di tisi o meningite i medici c’è chi diceva una cosa c’è chi ne diceva un’altra, ma a soli  nove anni la piccola moriva, la madre è distrutta e si chiude in una tristezza e si isola dal mondo.

Sempre in questo anno si inaugura a Palermo lo stabilimento Oliveti ( fabbrica di Auto) e a settembre viene prodotta la prima vettura Siciliana si chiamerà Agis è la prima macchina, questo stabilimento avrà poca durata.

Nel 1903 Donna Franca mentre era in casa della cognata Giulia intenta a giocare a carte come era solito fare, riceve una chiamata da casa, è successo qualcosa al piccolo Body Boy va di corsa a casa e trova un gran numero di persone davanti la porta, intuisce che è accaduto qualcosa di grave e sviene, Ignazio al ritorno del teatro ignaro trova il figlio morto, non si sa se per un rigurgito di latte o per aver ingerito un tranquillante

(dato dalla cameriera, pare avesse un appuntamento col proprio amoroso davanti casa Florio) la verità non si saprà poiché Ignazio Florio non ha permesso l’autopsia del piccolo.

A seguito di questo ulteriore lutto donna Franca si abbatte in un isolamento e tristezza ancora maggiore della prima volta, il marito la porta a Favignana ma senza risultato, non si da pace per aver perso due figli in tenera età. Donna Franca in quel periodo era in attesa del quarto figlio, tutto questo travaglio la porterà a un parto prematuro e mentre si trova a Venezia nasce Giacobina, vivrà poche ore, la piccola pesava poco e manifestava già molte debolezze, malgrado le cure dei medici spirerà subito.

Donna Franca è sempre triste e passerà molto tempo per tornare la donna di sempre allegra e soave, questi dolori avuti li porterà sempre dentro di se, anche se in pubblico saprà nascondere la sua tristezza e rassegnazione.

Il 20/03/1904 all’Olivuzza si scopre una statua a Ignazio Florio l’autore è Benedetto Civiletto alla manifestazione partecipano tutti i dipendenti dei Florio. Il giorno dopo al cantiere navale viene varato un Piroscafo interamente costruito a Palermo, gli operai ne sono fieri anche Ignazio lo è, sarà il suo fiore all’occhiello.

Nel 1904 nasce Umberto II il principe ereditario figlio di Vittorio Emanuele III, donna Franca è invitata ufficialmente al battesimo come dama di corte. Fatto strano e curioso durante la cerimonia donna Franca che aveva con se la figlia Giovanna arrivata alla scalinata che portava al Quirinale la piccola incominciava a piangere e a gridare, si rifiutava di salire le scale donna Franca che indossava un vestito elegante e aderente un grande cappello era un po’ impacciata nei movimenti tanto da prendere in braccio la piccola e passarla ad un corazziere che era li sulla scala a fare servizio, questo passo la piccola al collega che era poco sopra e così via fino a che la piccola arrivò a furia di passamano in cima alle scale, donna Franca si sentì a disaggio e pensava chissà cosa dirà il Re, ma il fatto non ebbe un continuo tutto passò come se nulla fosse accaduto.

Nel 1904 lo scultore Canova fa un busto a donna Franca, oggi si trova nel Museo di Villa Borghese a Roma.

Ignazio e Franca fanno viaggi girano l’Europa portando sempre con se amici e servitù, Ignazio fa sempre regali alla moglie, di solito gioielli e collane, nel 1905 gli regala un battipetto stile ghirlanda di platino e diamanti comprato dall’orafo Cartier.

Nel 1905 la Rivista Regina include donna Franca nell’elenco delle donne che anno i più bei gioielli del mondo.

Ignazio si invaghisce di Bice Lampedusa (madre dell’autore del Gattopardo) questa storia durerà poco tempo e per farsi perdonare regala a Franca un girocollo con 365 perle.

A Venezia conosce la Contessa Morosini e anche qui breve infatuazione e altro regalo.

Nel 1906 nasce a Palermo la “Primavera Siciliana” organizzata da Donna Franca e da Vincenzo Florio saranno una serie di manifestazioni mondane, culturali, sportive che si ripeteranno negli anni successivi creando degli appuntamenti tradizioni in cui anche la popolazione interveniva in massa partecipando attivamente, manifestazioni che muteranno anche usi e costumi dei palermitani, si organizzeranno nella bella via Libertà sfilate di carri in fiore, sfilate di carri allegorici, dove le maestranze preparavano carri, carrozze e macchine con intelaiature che poi venivano rivestite coi fiori, rappresentavano ville, castelli e altro, il tutto veniva accompagnato dal suono di bande musicali,  da gruppi di ballerini e maggiorette con vestiti che si intonavano col carro, chi vi partecipava lo faceva con vera passione e tanto agonismo era una vera e propria gara popolare una sfida a cui partecipavano i vari quartieri di Palermo, per la preparazione dei costumi e molto tempo occorreva per studiare come eseguire il balletto. 

Poi per concludere queste manifestazioni si organizzarono dei veglioni, balli in maschera, nei salotti dei nobili ma anche nelle abitazioni della popolazione, tutto ciò si ripete fino gli anni 50/60 dopo questa usanza non si è ripetuta perché non si è trovato chi sostenesse le spese per questa manifestazione, questa usanza è stata in parte sostituita dall’apertura delle discoteche e sale da ballo.

Le gare automobilistiche,  dal 1906 si svolse la Targa Florio, ( di questa Gara ne parleremo più avanti), e altre gare automobilistiche tipo la Palermo Scillato, o la Palermo Alcamo, che durarono alcuni anni, La Monte Pellegrino che si svolse fino gli anni 70

Le Gare nautiche, che si svolgevano davanti il litorale che andava dalla Cala al Foro Italico e passava davanti al Porto, anche queste manifestazioni vedevano la gente accalcata sul lungo molo ad assistervi.

Le gare Aviatorie, Giro di Sicilia Aereo, queste manifestazioni si svolgevano nei primi di giugno anche qui grande partecipazione di gente che accorreva per vedere il passaggio degli aerei nelle città marinare che circondano la Sicilia.

Le Gare motociclistiche e ciclistiche, che si facevano partendo dal Foro Italico e arrivavano fino a Monreale il tutto in maniera sfarzosa e con molta eco fra la gente.

Gare podistiche di solito effettuate al Foro Italico o alla favorita con partecipanti che giungevano da tutta l’Italia e sempre bagno di folla.

Nel 1908 si spera in un figlio maschio, questo la riempie di gioia e la spinge ad andare avanti.

 Nello stesso anno il 28 dicembre giunge la notizia che  Messina è stata distrutta dal terremoto e che almeno centomila sono le vittime, i Florio corrono col loro yott per dare aiuto e soccorso, i feriti e i superstiti vengono posti in salvo dalla Marina Italiana che giunta sul posto è stata la prima ad intervenire e trasportato i Messinesi a Milazzo, I Florio partecipano portando medicinali, viveri e vestiti, Ignazio scende a terra e scava fra le macerie aiutando i volontari, franca a bordo li medica e li conforta viene trovato un bambino portato a Palermo dove i Florio lo cureranno e lo assisteranno sempre come se fosse un figlio loro, da grande sarà un ottimo meccanico.

Vincenzo si sposa con la bella e giovane Annina Alliata di Montereale figlia del Principe di Alliata, ragazza simpatica e carina vanno ad abitare  all’Olivuzza, questo matrimonio è destinato a durare poco, Annina morirà nel 1911 di colera, a soli 20 anni, Vincenzo disperato non se la sente di rimanere all’Olivuzza e torna a vivere in Via Catania dove a una sua casa.

Nel frattempo nasce la quinta figlia di Casa Florio, Ignazio è deluso si rassegna a non avere un figlio maschio, un discendente che possa continuare il suo lavoro, si sente demotivato e questo lo porterà a trascurare il lavoro e le attività, cosa che lo porterà a perdere tutto il suo patrimonio.

Nel 1909 i Florio sono nuovamente impegnati a lottare perché il Governo vuole assegnare ad altri loro concorrenti i contributi e le linee marittime, in Parlamento c’è un acceso dibattito e a Palermo cera malumore gli operai scioperavano e in una manifestazione a sostegno dei Florio al porto si radunarono più di centomila persone, a stento Florio si aggiudica momentaneamente il contributo, ai tempi avevano 104 navi da trasporto e avevano le linee Palermo Napoli e Palermo Genova oltre le rotte internazionali. Questa battaglia durerà anni alla fine la vinceranno i Genovesi che otterranno le sovvenzioni e le linee, dando un duro colpo all’economia dei Florio e di tutta Palermo.

Nel 1912 Piaggio amministratore delegato della Compagnia di Navigazione con una mossa a sorpresa riesce ad ottenere il pacchetto di maggioranza della compagnia, e si ritrova da impiegato a padrone d’un sol colpo, i Florio estromessi accusano il colpo e inizia la loro crisi sciolgono la società dello Zolfo, le Banche faranno il resto, Costretti vendono la casa dell’Olivuzza  e si trasferiscono a Villa Igea, vendono anche il Giornale L’Ora Ignazio lascia ad amministratori il compito di tutelare gli interessi di famiglia, nel frattempo conosce e frequenta la contessa Vera Arrivabene  la nobildonna Veneziana coniugata diventerà la sua amante fissa.

Durante la prima guerra mondiale i Florio vi partecipano Ignazio è al fronte contro l’Austria e Vincenzo fa l’autista nella stessa zona. Al termine della guerra Ignazio rimette su la Nuova Compagnia  di Navigazione, gli affari sembra vadano meglio.

Nel 1920 Igea si sposa con Averardo Salviati è una cerimonia sfarzosa molti sono gli invitati e i nobili presenti. Questo è il primo matrimonio in pompa magna, va ricordato che ai tempi del matrimonio di Ignazio e franca e quello di Vincenzo e Annina furono fatti in periodi di crisi quindi i matrimoni furono fatti in modo privato.

Nel 1922 ignoti rubano i gioielli di donna Franca che erano custoditi in una valigetta presso un albergo di Viareggio mentre lei stava a giocare a carte  presso amici, la polizia dopo accurate indagini fermerà i ladri e recupererà la refurtiva, rendendo felice donna Franca.

Nel 1924 Ignazio cede le cantine di Marsala alla Cinzano, perché la gestione è troppo onerosa viste le sue finanze dissestate

Nel 1924 Mussolini visita Palermo viene ricevuto dal Sindaco Lanza di Scalea, visita il cantiere navale, sarà ospite a palazzo bufera e visiterà anche la “Bella Palermo”, gli industriali non sono tanto entusiasti del suo arrivo, ma vista la politica deflazionistica Mussoliniana e temendo un calo nelle vendite  e nelle esportazioni esprimono un timido consenso.

Nel 1925 a Villa Igea  i Florio ricevono Re Giorgio V d’Inghilterra,

dopo questa visita i Florio si trasferiscono a Roma abiteranno in via Sicilia, da Palermo arrivano i mobili che erano stati conservati in magazzino dopo la vendita dell’Olivuzza, Ignazio nel frattempo si reca a Tenerife dove tenta di allestire una nuova tonnara dirà alla moglie ma in realtà a Tenerife si trova in compagnia di Vera Arrivabene, ci resterà un paio d’anni.

Franca ormai rassegnata, non ha alcuna presa sul marito, si sfoga giocando al tavolo verde, gira i casinò di tutta europa, perdendo anche grosse cifre. In Sicilia tornerà occasionalmente per la morte della madre e del cognato Giuseppe Lanza di Travia, nel 1928 anno in cui riceve a villa Igea Guglielmo Marconi, offrendo un pranzo alla presenza della nobiltà palermitana.

Nel 1928 viene fondata la Società Anonima Tonnare Florio, ma dopo solo 10 anni deve intervenire l’IRI per salvarla. Si trattava del canto del cigno delle attività imprenditoriali della famiglia, da allora in poi infatti non c’è ne furono più di rilevanti.

Nel 1929 scade la convenzione della linea marittima Palermo Napoli, gli affari cominciano a vacillare tanto che nel 1931 la compagnia viene sciolta, viene venduta Villa Igea e incominciano i problemi con la Banca Commerciale Italiana, che pignora i gioielli di donna Franca, per pagare i debiti contratti quando era a Tenrife, vende anche i suoi tre yott, nel frattempo l’Arrivabene è a Roma per un intervento chirurgico, Ignazio è sempre a suo fianco, la figlia Giulia di tutta questa situazione ne è dispiaciuta, tanto che ne avrà una crisi depressiva. Donna Franca che si trova in solitudine vede ingigantire i suoi problemi, non trova più l’equilibrio per dominare gli eventi, Mortificazioni e delusioni

Franca non rinfaccerà mai a Ignazio errori speculazioni sbagliate ma lo sosterrà sempre con serenità e fermezza, e si adattò a questa situazione che la vedeva sola e in piena crisi economica.

Nel 1932 Vincenzo si sposa con Lucie Henry giovane attrice francese molto intelligente, riservata, Lucie aveva una figlia si chiamava Renè, Lucie si prodigherà di salvare il possibile, mise da parte gioielli di Vincenzo e in seguito parte di questi li vendette per comprare a nome della figlia la casa dell’arenella, questa casa ora rimane al Signor Paladino Vincenzo figlio di Renè.

Gli anni del Crac dei Florio che dal 1922 al 1935 sono inspiegabili non si sa ha certezza di chi ha voluto o influito sulla loro crisi, forse il governo di Giolitti, l’avvento del Fascismo, gli imprenditori del settentrione o la Banca Commerciale.

Nella primavera del 1935 vengono venduti all’asta i gioielli di donna Franca e a Palermo vengono messi all’incanto i loro mobili e immobili.

Franca intanto vive a Roma all’Hotel Savoia in maniera riservata a perso la vivacità e l’allegria, non sorride più come una volta dolori e delusioni si vedono chiaramente sul suo volto, le sue giornate si svolgono nella lettura di libri o al lavoro dell’uncinetto, qualche pokerino con amici.

Nel 1942 Ignazio si ammala a la bronchite, sarà operato e in seguito avrà un’infezione, Franca non si stacca dal letto di suo marito.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943 Vincenzo Florio rischia di essere fucilato dalle SS, Vincenzo voleva vendere i gioielli di famiglia che gli erano rimasti, essendo a corto di soldi, si recò da un gioielliere trattò ma non si misero d’accordo, il gioielliere forse per stizza lo segnalo al comando Tedesco dicendo che si voleva vendere l’oro della Regina Elena, le SS lo fermarono e lo portarono in via Tasso dove lo interrogarono, passarono tre giorni prima che il Principe Lanza di Trabia   riuscisse a farlo liberare liberare, tre ore dopo ci fu l’attentato in Via Rasella, quindi la rappresaglia Tedesca che portò alla fucilazione tutti i detenuti presenti in via Tasso.

Passata la guerra la famiglia visse gli ultimi suoi tristi giorni nei ricordi dei fasti di un tempo. Ignazio passava il tempo a scrutare il mare dalla sua casa all’Arenella, mentre il fratello Vincenzo continuò a vivere la sua creatura La Targa fino all’ultimo dei suoi giorni.

I Florio non lasciarono eredi maschi e cosi si perse la discendenza della famiglia.

I Florio nelle loro molteplici attività si occuparono di: armamento, industria navale, industria enologica, zolfi, ceramica, metallurgica, conserviera, editoria, chimica, filande, sommacchi, alberghiera, banca,agricoltura, commercio, pesca, sport, e turismo.  Più tutta una serie di cariche pubbliche da loro rivestite soprattutto nell’ambito della camera di Commercio.

I Florio nell’ultimo loro periodo vissero col sostegno economico delle figlie, nessuno degli amici e nobili che per tanto tempo furono ospitati dai Florio in casa loro o ospiti nei lunghi viaggi, li aiuta, eppure l’oro di beneficenza ne hanno fatta tanta e come, ora che loro hanno bisogno nessuno li aiuta , nel 1950 Franca si ammala e dopo tante sofferenze assistita dalle figlie e dai nipoti la  Regina di Palermo muore a Migliarino (PI). Ignazio la seguirà nel 1957. Vincenzo continuerà la sua attività sportiva fino al 1959 quando morirà a Epany in Francia, dopo aver portato la Targa Florio fino al Campionato Mondiale Marche ad una notorietà unica nel suo genere, con un pubblico che ammonta a circa 800.000 appassionati, numero di spettatori che tutti gli altri circuiti e sport anno sempre invidiato.

Storia della Targa Florio 

         E a Parigi che venne ideata la corsa il capostipite fu Vincenzo Florio detto ‘’ u Cavaleruzzu’’ nato a Palermo nel 1883 ne tracciò il percorso su  un foglio di carta, discutendo con il suo amico Henri Desgrange direttore della famosa rivista francese ‘’l’ Auto’’ scrisse Cerda Caltavuturo Petralia Geraci Castelbuono Isnello  Collesano  Campofelice.

Questo percorso era molto audace non lontano da Palermo e libero da passaggi a livello la sua lunghezza era di 146Km e 900m.

     Il quartiere generale fu il Grande Hotel delle Terme a Termini Imerese, nel rettilineo di Campofelice Roccella Florio fece costruire due grandi capannoni di legno adibiti a Tribune e Box  ben riparate da tende e posti ai lati della strada, erano lunghi circa 180 metri il tutto era curato per permettere al pubblico di assistere alla gara senza perdere nulla fece fare un cavalcavia di legno per attraversare la strada senza intralciare le auto in gara, un ristorante, e due grandi tende adibite a pronto soccorso questo servizio era curato dalla Croce Rossa, sopra i Box c’era la sala stampa dotata di telegrafo internazionale (nel 1906 l’unico telegrafo internazionale in Italia era a Milano).

         Durante la gara due bande musicali si alternavano nell’esecuzione dei pezzi per allietare il numeroso pubblico durante gli spazi d’attesa del passaggio delle auto in gara.

         Florio fece costruire un tratto di 400 metri di binari paralleli al rettilineo di Campofelice e collegati alla linea ferroviaria che da Palermo portava a Messina per consentire l’arrivo del pubblico che veniva col treno da Palermo e si calcola che almeno 16.000 persone erano presenti quel giorno, il prezzo del biglietto ferroviario era di lire 13 e comprendeva oltre l’andata e ritorno l’ingresso alle tribune un buono per la colazione.

         La targa non fu solo una gara automobilistica ma un punto tradizionale d’incontro fra nobiltà e persone d’alta cultura, frequentavano le tribune oltre Donna Franca Florio la Contessa Morosini, la Contessa di Mazzarino, la Principessa Lanza di Trabia e tanti altri nobili fu una passerella d’alta moda.

I paesi che venivano attraversati dalle auto da corsa, le strade venivano addobbati con bandiere, tralci di limoni e aranci, cordoni di alloro, i “paesani” collaboravano e facevano a gara a chi abbelliva di più il proprio quartiere, i nobili facevano preparare dei palchi ricoperti di arazzi e stemmi nobiliari, da dove assistevano con tutta la famiglia, a tutta la manifestazione, ai loro lati gentiluomini e gentildonne elegantemente vestiti, con tanto di preziosi gioielli in bella evidenza e mostrati per l’occasione, in basso sedevano i sevi, e gli operai.

I Vestiti venivano commissionati per l’occasione dal nord Italia,. La più elegante o chi aveva stupito di più veniva segnalata dai giornali di moda finendo nelle cronache mondane. Dal 1906 questa divenne una tradizione che per molto tempo si è ripetuta.

Alle Tribune Florio ogni anno assegnava un premio alla donna più elegante e in linea. Molti furono i pittori che da tutto il mondo vennero per cogliere questi attimi di mondanità per trasportali su tela: da Bredley a Crosby, Toquoy, Castelluci, Bompard, Montaut, Cambellotti, Terzi, Molinari e Inastasi riempiendo le gallerie e i musei di tutto il mondo, lo stesso Zar di Russia volle nel suo palazzo a Mosca un quadro, con il ritratto di Donna Franca.

Alla Targa Florio durante i periodi di pausa fra una passaggio e l’altro di una macchina, gli imprenditori ne approfittavano per combinare affari fra di loro.

Ma la targa non è stata solo una gara di automobili, Florio una settimana prima faceva disputare anche gare di moto e di biciclette.

Le strade delle Madonie servirono anche ai costruttori di auto, come banco di prova e collaudo per freni, motori, sospensioni e scocche e tutte le innovazioni poi passavano in fabbrica. Negli anni venti Ettore Bugatti diceva che queste strade danno tante indicazioni utili a un costruttore per migliorare le vetture, e anche se questa gara non si facesse più lui sarebbe venuto qui per collaudare le sue “ Bugatti”.

Se oggi l’auto è a questi livelli di qualità ed efficienza tutto ciò si deve anche alla tortuosità delle strade Madonite. Qui fu provato il Fix , un olio bituminoso che serviva per compattare il terreno e per non far alzare la polvere, da questo composto nascerà in seguito l’asfalto.

Qui spadroneggiò  la Bugatti 35 T (la T sta a significare Targa). Nel 1933 L’Alfa Romeo modificando la RL presenta l’Alfa Romeo RL TF e qui nacque la mitica Porsche 908/3 chiamata barchetta.

I Piloti venivano mesi prima per vedere il tracciato studiare le curve, Madam Junek si faceva il giro a piedi annotando su un blocco notes le curve, gli ostacoli, le difficoltà, studiava tutti i particolari, metteva dei segnali convenzionali sulle pietre miliari, sui muretti, ogni colore corrispondeva ad un indicazione precisa per il pilota, ancora oggi sono visibili come le scritte che incitano i piloti o le marche di auto.

Gli atti di quei tempi eroici esaltati dalla difficoltà del tracciato e dal carattere epico della corsa non mancarono in seguito una sola edizione i più famosi furono Cagno, Nazzaro, Lancia, Baillot, Bordino, Campari, Ascari, Varzi, Nuvolari, Chiron, Masetti e Ferrari.

 

         Il 6 maggio 1906 gli equipaggi erano formati da 5 Itala 1 Fiat 2 Bayard-Clement 1 Berliet 1Hotchkiss di queste solo 7 arrivarono al traguardo vinse Alessandro Cagno su Itala il tempo impiegato per compiere i tre giri fu di 9 ore 32’ e 22’’ per Km. 446 e 469 dando un distacco di oltre mezzora al secondo classificato alla media di 46 kmh, 2° Graziani su Itala, 3° Bablot su Berliet.

La Gara fu un trionfo per Florio un successo per l’immagine della Sicilia.

         Nel 1907 visto il gran successo dell’anno precedente alla Targa Florio parteciparono 43 equipaggi e i migliori piloti si presentarono al rettilineo di Campofelice alla partenza, fu subito battaglia e dopo una lunga prova vinse Nazzaro su Fiat in 8h 17’ 36’’ alla media di Kmh 54.086, secondo Vincenzo Lancia su Fiat a soli 12 minuti. Parteciparono anche Cagno, Fritz, Opel, Wagner, Minoia e altri le case costruttrici erano La Fiat, l’Itala, la Lorianne Dietrich e l’Isotta Fraschini.

         Grande afflusso di gente e di Giornalisti, che contribuirono a dare maggiore successo e pubblicità alla Targa e a Vincenzo Florio nonché della Sicilia che si conferma terra ospitale e sportiva.

         L’eco di quest’altro successo contribuì alla diffusione e la vendita d’automobili nel Mondo.

Nel 1908 La Targa ebbe momenti d’indecisione sull’opportunità di fare la gara visto il terremoto di Messina. Ma a Maggio la gara si disputò regolarmente, vinse Trucco su Isotta Fraschini in 7h 49’ 26’’ secondo Lancia su Fiat terzo Cerano su Spa. Quarantamila furono gli appassionati che la seguirono, 13 le vetture partecipanti, 2 Fiat, 1 Franco Junior, 3 Spa, 3 Isotta Fraschini, 1 Berliet, 1 Zust e 1 Itala.

Nel 1909 11 i partecipanti 1 Fiat, 1 Lancia, 2 Spa, 2 Berliet, 1 Itala e 4 De Dion Buton. Vince Ciuppa in 2.43’19’’, 2° Florio in 2.44’19’’. 3° Airoldi in 2.55’25’’ 

          Dal 1910 1° Cariaolato su Franco, 2° De Prosperis su Sigma.

Dal 1910 al 1940 La Targa ebbe momenti di gloria e moneti di decadenza Florio Cambiò formula per dare più smalto alla gara fece il Giro di Sicilia poi ritornò sulle Madonie accorciò il percorso da Km 148 passò a 108 fino ad arrivare ai 72 Km chiamati piccolo circuito, alcune gare furono svolte al parco della Favorita a Palermo.

In questi anni molti i duelli e molti i successi parteciparono Le Mercedes, La Spa le Lancia la Peugeot, l’Alfa Romeo la Bugatti e altre marche anche se meno note ma non per questo di meno importanza, i piloti da Ferrari a Ciuppa al Conte Giulio Masetti che dopo aver vinto due gare nel 1926 muore in un incidente vicino Sclafani, a Nuvolari Varzi e altri.

         Nel 1911 3 giri, lotta fa le case di pneumatici – Michelin e Continental che misero in palio ricchi premi per i vincitori. 17 iscritti vince Ceirano su Scat 22 HP in 9.32’22’’ 2° Cortese su Lancia 3° Soldatenkoff su Mercedes.

         Nel 1912 1° Giro di Sicilia attraversando 58 paesi vince Snipe Pedrini su Scat in 24. 37’19’’, 2° Garetto e Guglielmini su Lancia in 25. 7’38’’, 3° Giordano e Ascone su Fiat in 25. 44’4’’ gli iscritti furono 26.

         Nel 1913 2° Giro di Sicilia 36 furono i partecipanti 1° fu Nazzaro su Nazzaro in 19. 18’ 40’’ 2° Marsaglia su Aquila Italiana in 20. 43’49’’ 3° Gloria su De Vecchi in 21. 44’ 3’’.

         Nel 1914 Giro di Sicilia con 34 iscritti- Alfa, Beccarla, Scat, Aquila Italiana , De Vecchi, Caesar e Nazzaro, 1° Ceirano su Scat in 16. 51’31’’ 2° Gloria su De Vecchi in 18. 41’55’’,  3° Lopez su Fiat in 19.45’26.

         Nel 1919 Medio Circuito delle Madonie con 4 giri, Km. 108 vince Boillot su Peugeot in 7.51’1’’, 2° Moriondo su Itala 35 HP in 8.21’46’’, 3° Gamboni su Diatto in 8. 33’28’’.

         Nel 1920 Medio Circuito delle Madonie e 4 giri Km. 108 19 gli iscritti, 1° Meregalli su Nazzaro in 8. 27’23’’, 2° Enzo Ferrari su Alfa Romeo 40/60 in 8. 35’47’’, 3°  Lopez su Darraq in 9. 19’25’’.

Nel 1921 Medio Circuito vince il conte Giulio Masetti su Fiat in 7. 25’05’’, 2° Sailer su Mercedes in 7. 27’16’’, 3° Campari su Alfa Romeo 40/60 HP in 7. 30’04’’.

Nel 1922 Medio Circuito vince ancora il Conte Masetti su Mercedes GP in 6. 50’50’’, 2° Goux su Ballot in 6.52’37’’,  3° Foresti in 7. 04’58’’ su Ballot.

Nel 1923 si svolge l’edizione più bella della Targa Florio vince Sivocci su Alfa Romeo RL TF sorpassando nel finale Ascari su Alfa Romeo RL TF in 7. 18’00’’ terzo Minoia su Stayer quarto Masetti su Alfa Romeo RL TF sempre arzillo e scattante. Il Primo ottobre del 1923 bruciano le tribune, Florio le farà ricostruire in cemento.

Nel 1924 vince Werner su Mercedes 2000 in 6. 32’ 37’’ seguito da Masetti su Alfa Romeo RLTF che lo tallonò fin d’al primo giro  della gara non dandogli tempo di respirare terzo Bordino e Nazzaro su Fiat  quarto Campari su Alfa Romeo   RL TF.

Nel 1925 Florio aggiunse un quinto giro portando cosi a 540 i Km da fare, Vinse Costantini su Bugatti 35 seguito da Wagner su Peugeot  174 S terzo Baillot su Peugeot 174 S.

Nel 1926 vinse Costantini su Bugatti seguito da Minoica su Bugatti terzo Goux sempre su Bugatti 35 T, in quest’anno si registra un grave incidente mortale, il Conte Giulio Masetti all’altezza del secondo bivio per Scafani perde il controllo della sua Delage n° 13 dopo aver affrontato una curva insidiosa urta la roccia a lato della strada e muore, La Delage in segno di lutto ritira la squadra.

Nel 1927 Sempre la Bugatti 35 C vince la Targa Florio con Materassi secondo Monelli anche lui con Buratti 37 A terzo Maserati su Maserati 26 B.

Nel 1928 vimce ancora la Bugatti 35 B di Divo seguito da Campari su Alfa Romeo 6C e terzo Conelli su Bugatti° 37 A.

 Nel 1929 Divo e la Bugatti 35 Ccontinuano a vincere secondo Minoia su Bugatti terzo Brilli Peri su Alfa Romeo P2 quarto Campari puntuale al traguardo fra i primi con la sua Alfa Romeo 6 c.

Nel 1930 cambia musica e finalmente l’Alfa Romeo P2  vince un’altra volta la Targa Florio con Varzi che taglia il traguardo con l’auto in fiamme, durante l’ultimo giro a Campofelice la sua tanica tocco una pietra e iniziò a perdere benzina che a contatto con la marmitta calda prese fuoco Varzi per nulla intimorito continuò imperterrito fino al traguardo dove finalmente con l’aiuto dei pompieri spense l’incendio, secondo arrivò Chiron su Bugatti terzo Conelli su Bugatti Type 35 B.

Nel 1931 sotto un temporale Nuvolari batte Varzi dopo un entusiasmante duello fra i due ancora una volta L’Alfa Romeo batte una Bugatti quest’anno guidata da Varzi ma e anche battuto da Borzacchini su Alfa Romeo che all’ultimo giro riesce a sorpassare l’indomito Varzi.

Nel 1932 Florio modifica ancora una volta il percorso. Taglia un altro pezzo di circuito. Collega Caltavuturo a Collesano, il giro e di 72 km sarà denominato piccolo circuito delle Madonie, 950 curve tortuose e un solo rettilineo. Nuvolari con l’Alfa Romeo 2 c vince ancora fa otto giri in 7. 15’50’’ secondo Borzacchini su Alfa Romeo 8 c 2.300 terzo Varzi e Chiron con la Bugatti Type 51.

Nel 1933 Florio a causa del declino economico che attraversava la sua famiglia fu costretto a cedere all’Automobile Club d’Italia il controllo della Targa vinse la gara Brivio su Alfa Romeo 8 c percorse i 7 giri in 6.35’06’’ 2° Balestrero su Alfa Romeo 8 c, 3°Carraroli su Alfa Romeo 8 c.

Nel 1934 la musica non cambia l’Alfa Romeo p 3 fa da padrona e si aggiudica tutto i primi 7 posti sono conquistati dall’Alfa con Varzi, Barbieri e Magistri.

Nel 1935 ancora Alfa Romeo p 3 ai primi due posti con Brivio e Chiron seguito da Barbieri con la Maserati 1500.

Nel 1936 la Targa rischiò di saltare per motivi economici ma a dicembre l’Aci di Palermo organizzò la gara in dimensioni ridotte vinse Magistri su Lancia augusta secondo Di Pietro su Lancia augusta seguito da Gladio con Lancia Augusta.

Nel 1937 la Targa si corre a Palermo alla ‘ Favorita ‘ Km. 5,260 60 giri, vince Severi su Maserati 1500L C M, 2° Lurani e 3çBianco tutti su Maserati 1500.

Nel 1938 la Maserati continua a vincere sempre alla favorita Km. 5,700 per 30 giri, con Rocco Ralph e Villoresi.

Nel 1939 sempre Maserati 6 CM alla Favorita Km. 5,700 40giri, con Villoresi,  Taruffi e Barbieri.

Nel 1940 continua alla favorita Km. 5,700 40 giri, La Maserati 4 CM con Villoresi, Cortese e Rocco.

Nel 1948 La Targa si fa col Giro di Sicilia Km. 1.080 come gara internazionale dopo la fine della seconda guerra mondiale, arriva a Cerda fresca di nascita la Ferrari 166 che vince con  Biondetti e il conte Russo Troubetzkoy, 2° Taruffi e Rabia con una Cisitalia 202 cupè, 3° Macchieraldo e Savio su Cisitalia 202 Coupè.

Nel 1948 Dopo la seconda guerra mondiale stimolato dai nobili Palermitani e da molti piloti Florio che si trovava in condizioni economiche non tanto floride decise di continuare la gara con la solita tenacia, come gara internazionale.

Nel 1949 arriva a Cerda fresca di nascita la Ferrari 166  che al Giro di Sicilia si conferma  mattatrice con Biondetti e Benedetti, 2° Roll e Richerio su Alfa Romeo 2500, 3° Rocco e Prete su AMP.

Nel 1950 Giro di Sicilia Mario e Franco Bornigia su Alfa Romeo 2500 2° Bernabei e Pacini su Ferrari  166, 3° La Motta e alterio su Ferrari 166.

Nel 1951 Piccolo circuito delle Madonie Km. 72 8 giri Franco Cortese si aggiudica la Targa su una Frazer Nash 2000 2° Bracco e Cornacchia su Ferrari 212, 3° Bernabei  e Pacini su Maserati A6.

Nel 1952 Piccolo circuito delle Madonie Km. 72 8 giri e la Lancia che fa da padrona con Bonetto, Valenzano e Anselmi su Lancia Aurelia B20.

Nel 1953  Maglioli su Lancia D20 2°Giletti su  Maserati A6, 3° Mantovani su Macerati A 6.

Nel 1954 vince Taruffi su Lancia D24 2°Luigi Musso su Maserati A6, 3° Piodi su Lancia Aurelia B 20.

Nel 1955 La Targa Florio entra nel Campionato Mondiale Marche confermandosi la gara più popolare e seguita nel mondo dell’automobilismo, s’impongono Moss e Collins su Mercedes  300slr seguiti da Fangio e Kling su Mercedes 300 srl 3°Castellotti e Manzon su Ferrari 857 s.

Nel 1956 Piccolo Circuito delle Madonie si presenta a Cerda La Porsche 550 sr che vince con Maglioli  seguito da Taruffi su Maserati 300s 3° Gendebien su Ferrari 860.

Nel 1957 come gara di regolarità al piccolo circuito delle Madonie con 5 giri vince una Fiat 600 condotta da Colonna 2° Taruffi su Lancia Appia, 3° Costantini su Lancia Appia. ( Questa edizione viene svolta come gara di regolarità in seguito al grave incidente accaduto alla Mille Miglia).

Nel 1958 Nel piccolo Circuito delle Madonie vince Musso e Gendebien su Ferrari 250 tr, 2° Behra e Scarlatti su Porsche 718, 3° Von Trips e Hawthorn su Ferari 250Tr.

Nel 1959 e Barth  e Seidel su Porsche 718 RSK a vincere 2°Linge e Strale su Porsche 3°Pucci e Von Hanstein su Porsche Carrera 1600GT.

Nel 1960 con 10 giri vincono Bonnier, Hill e Hermann su Porche 718 rs 2° Von Trips e Hill su Ferrari 246s 3° Gendebien e Hermann su Porsche 718 rs.

Nel 1961 Vincono Von Trips e Gendebien su ferrari 246 Sp, 2° Bonnier e Gurney su Porsche  RS 61, 3° Hermann e Barth su Porsche  RS 61.

Nel 1962 Vincono Rodriguez, Mairesse e Gendebien su Ferrari 246 SP al 2° posto Baghetti e Bandini su Ferrari 196 SP al 3° posto Vaccarella, Bonnier e Graam Hill su Porsche 718 R5.

Nel 1963 Vincono Jo Bonnier e Carlo Maria Abbate su Porsche 718 GTA 61, 2° Mairesse, Scarfiotti e Bandini su Ferari 196 S e al 3° posto Barth e Linge su Porsche Carrera Abarth.

Nel 1964 Vincono il Barone Antonino Pucci e Collin Devis su Porsche 904 GTS al 2° posto Balzarini Linge su Porsche 904 GTS, al 3° posto Businello e Todaro su Alfa romeo TZ.

Nel 1965 Vincono Nino Vaccarella e Lorenzo Bandini su Ferrari 275 P2 al 2° posto Devis e Mitter su Porsche 904/8 Spider, al 3° posto Maglioli e Linge su Porsche 904/6.

Nel 1966 Vincono Mairesse e Muller su Porsche Carrera 6, al 2° posto Guichet e Baghetti su ferrari Dino 206S, al 3°posto Pucci e Arena su Porsche Carrera 6.

Nel 1967 Vincono Hawkins e Stommelen su Porsche 910 2200, al 2° posto Cella e Biscaldi su Porsche 910, al 3° posto Neerpasch e Vic Elford su Porsche 910.

Nel 1968 Vincono Vic Elford e Maglioli su Porsche 907, al 2° posto Nanni e Giunti su Alfa Romeo 33, al 3° Posto Casoni e Bianchi su Alfa Romeo 33.

Nel 1969 Vincono Mitter e Schiutz su Porsche 908, al 2° posto Vic Elford e Maglioli su Porsche 908 e al 3° posto Hermann e Stommelenn sempre su Porsche 908.

Nel 1970 con 11 Giri vincono Jo Siffert e Brian Redman su Gulf Porsche 908/3 e al 2° posto Rodriguez e Kinnunen su Gulf Porsche 908/3,  al 3° posto Vaccarella e Giunti su Ferrari 512S.

Nel 1971 Vincono Vaccarella e Ezemans su Alfa Romeo 33/3 e al 2° posto De Adamich e Van Lennep su Alfa Romeo 33/3, al 3° Posto Bonnier e Attwood su Lola T 212. In gara al secondo bivio per Sclafani in un incidente Muore il pilota Fulvio Tandoj proprio nella stessa curva dove è morto il Conte Giulio Masetti.

Nel 1972Vincono A. Merzario e S. Munari su Ferrari 312 P al 2° posto Galli e Marko su Alfa Romeo 33TT3, al 3° posto De Adamich e Hezemans su Alfa Romeo 33TT3.

Nel 1973 Vincono Muller e Van Lennep su Porsche Carrera RSR 3000 al 2° posto Munari e Andruet su Lancia Stratos, al 3° posto Kinnunen Haldisu Porsche RSR 3000.

Nel  1974 Con 7 giri vincono La Rousse e Balestrieri su Lancia Stratos, 2° posto per Restivo e Apache si Porsche Carrera Rsr, al 3° posto Boeris e Soia Su Abarth Osella 2000.

Nel 1975 Con 8 giri Merzario e Vaccarella su Alfa Romeo 33T12, al 2° posto Amphicar e Floridia su Chevron B 26, al 3° posto Restivo e Apache su Porsche Carrera Rsr.

Nel 1976 vincono Amphicar e Floridia su Osella b 36 BMW al 2° posto Facetti e Ricci su Lancia Statos e al 3° posto Baenabei e Apache su Porsche Carrera.

Nel 1977 con solo 4 giri, per incidente viene interrotta la gara, vince Restivo e Apache su Chevron B 36 BMW al 2° posto Anastasio De Batoli su Osella PA 5 e al 3° posto Schon e Pianta su Osella PA.

Dal 1955 al 1973 è campionato Mondiale Marche, dal 1974 al 1977 Campionato Italiano, e sul circuito delle Madonie ogni anno è stata battaglia, duelli avvincenti, sorpassi e splendide vittorie. I Migliori piloti del mondo vi partecipano e qui si laureano, le case costruttrici si preparano sperimentano, collaudano macchine per vincere e sulle nostre strade delle Madonie nasce la Porasche 908 cui è stato dato il nome di Targa questa macchina a dato molto filo da torcere a tutte le altre auto.

         I piloti da Bonnier, Von Trips, Mairesse, Rodriguez, Bandini, Hill, Fangio, Herman, Muller, Stommelenn, Elford, Redman, Merzario, DeAdamich, Munari, Marko, Van Lennep, Giunti, ai piloti Siciliani Rotolo, La Motta, Starabba, Mantia, Ravetto, Capuano, Latteri, Floridia, Amphicar, Calascibetta, Virgilio, Restivo, Todaro, Lo Piccolo, il Barone Pucci e il beniamino e campione nostrano Ninni Vaccarella  ma l’elenco e lungo citarli tutti un’impresa, comunque a loro un grazie per averci dato il massimo di se stessi uno spettacolo, unico un evento indimenticabile, che difficilmente sarà dimenticato dai tanti sostenitori che puntualmente seguivano la Targa ed eravamo 700/800.000 e sfidiamo chiunque a dimostrare se in altro circuito al mondo c’era  lo stesso calore lo stesso entusiasmo e la stessa ospitalità.

Un gran grazie va a chi la realizzata al Cavalier Vincenzo Florio la Sicilia tutta riconoscente lo ricorda e si augura che un altro Florio ricominci un’altra volta per svegliarci dal sonno e dall’inerzia.

Oggi si dovrebbe fare di più per ricordare i Florio, perché lo meritano per tutto quello che hanno saputo fare, col loro impegno l’intelligenza e meticolosità, loro hanno dimostrato al mondo che la Sicilia se vuole può lavorare tranquillamente, può svilupparsi economicamente e culturalmente oltre che con lo sport.

Oggi viviamo in un periodo di crisi, dove il turismo non è sfruttato come dovrebbe, dove mancano le infrastrutture e i servizi sono carenti.

Io sono uno degli 800.000, ho cercato di fare qualcosa per la Targa Florio, per ricordarla e tramandarla ai giovani e a chi non ha avuto fortuna di vederla e viverla, col piccolo museo che ho allestito a Cerda a mie spese, e senza mai avere contributi pubblici, quotidianamente sono a disposizione dei visitatori mostrando loro foto, libri, e cimeli, ringrazio chi mi ha dato la possibilità per arrivare a questo scopo, dandomi i locali in comodato d’uso, il Dott. Calogero Romano, altro grande appassionato che col suo incoraggiamento mi ha spinto ad andare avanti.

Oggi il museo è una realtà conosciuta ed apprezzata nel mondo dell’automobilismo. Sarebbe utile un locale più grande e idoneo per meglio esporre il gran numero di materiale raccolto e anche ospitare più comodamente gli ospiti, questi locali dovrebbero essere messi a disposizione dalle Istituzioni, vista l’importanza storica e sportiva che ha avuto e che ha ancora la Targa Florio.

Un Grazie all’ACI di Palermo per aver continuato malgrado le difficoltà a ostinarsi a organizzarla e a crederci.

                                                                                  Catanzaro Antonino