
In
qualunque parte del mondo si parli di Florio subito la mente corre
alla "Targa" ed al suo ideatore, don Vincenzo. Un uomo che, poco attento
alla gestione del patrimonio familiare, riversò interamente le proprie
forze, il proprio ingegno, il proprio denaro nell'organizzazione di
appuntamenti sportivi. Figlio di Ignazio senior, fratello di Ignazio Jr
(la mente economica finanziaria della famiglia della famiglia che "regnò"
a cavallo di due secoli, il diciannovesimo ed il ventesimo) e di Giulia
(scomparsa nel febbraio 1989 ed ultima discendente della dinastia),
Vincenzo Florio era considerato il piccolo di casa, pertanto a lui tutto
era concesso. Il debutto nelle cronache mondane di Vincenzo è datato tra
la fine del 1903 e l'inizio dell'anno successivo quando organizzò la tre
giorni automobilistica "Palermo - Monreale" alla quale partecipano i
migliori piloti, quali Vincenzo lancia e Felice Nazzaro. Sull'onda del
successo della prima manifestazione, nel 1905 pose in cantiere diverse
iniziative; fu tra i soci fondatori del Circolo Canottieri "Roggero
di Lauria", organizzò diverse corse podistiche nel Parco della Favorita e
sul circuito di Brescia diede vita alla 1^ Coppa Florio, preludio alla ben
nota Targa che si correrà l'anno successivo. L'idea nacque, quindi, a
Brescia, ma prese forma a Parigi dove i Florio erano di casa, specie
la cognata Franca che si vestiva in quegli atelier e frequentava la
stagione dell'Opèra, ma anche la fama di Ignazio Jr. era nota negli
ambienti finanziari francesi ed europei. Sulla nascita parigina della
Targa esistono due tesi: la prima, vuole che i transalpini aiutarono
Vincenzo in tutto e per tutto; la seconda, racconta i nvece
che la gara nacque quasi per scommessa perché gli
organizzatori francesi erano convinti che nessuno vi avrebbe aderito, ma
quel che più conta, erano convinti che quel giovane non sarebbe mai stato
in grado di organizzarla, per cui conveniva assecondarlo e non farselo
nemico. I francesi dimostrarono interesse, quindi assicurarono la loro
presenza in massa, ma in realtà boicottarono. Man mano, però, che la data
di effettuazione della gara si avvicinava cominciarono a trovare scuse,
finchè Vincenzo aguzzò l'ingegno e rese pubblica la manfrina con una
lettera aperta al direttore parigino de "L'Auto" e al direttore
palermitano de "L'Ora", nella quale denunciò lo scorretto comportamento
dei francesi, ed in particolare dell'organizzatore Etienne Giraud, il
quale voleva un comitato organizzatore di altissimo livello per cui
Vincenzo Florio gliene sfoderò uno composto dal conte Camillo Martinoni,
Orazio Odolfresi, il conte di Isnello e, ovviamente, lo stesso Giraud.
Come dire il meglio dell'automobilismo europeo agli inizi del secolo. Ma
perché i francesi boicottarono la Targa? Temevano Palermo per il forte
richiamo turistico che esercitava e avevano paura dell'iniziativa di quel
giovanotto che avrebbe danneggiato le corse francesi. Ma gli scioperi dei
lavoratori
francesi
e dei marittimi genovesi della Navigazione generale Italiana diedero una
mano ai transalpini; a Palermo arrivarono solo due bayard-Clement pilotate
da Achille Furnier e Le Tellier. Nello stesso anno Vincenzo Florio affidò
ad Ernesto basile la costruzione dello stand liberty di tiro a volo a
Romagnolo. Quattro giorni dopo la disputa della Targa, don Vincenzo aveva
già programmato un'altra iniziativa; il 10 maggio la prima edizione della
"Perla del Mediterraneo", gara per canotti-automobili (i nostri motoscafi)
attorno alla Sicilia. Dieci equipaggi iscritti, nessuno però alla
partenza: lo sciopero dei marittimi genovesi aveva colpito ancora! Nel
1907 è impegnato nella 2^ edizione della "Coppa Florio" a Brescia (la
terza la
farà
correre a Bologna), nella seconda edizione della Targa, nella prima vera
edizione della "Perla del
mediterraneo" e inaugurò l'autodromo Florio al Parco della Favorita,
mentre comunicò alla stampa nazionale e straniera che sfidava Wonwiller in
una gara aerea con in palio 1000.000 lire, ovviamente di allora. Per avere
un parametro della consistenza della cifra: una villa liberty in Viale
della Libertà, con tutti i comfort, costava nel 1907 dalle 60 alle 80 mila
lire. Nel 1910 Vincenzo in occasione del cinquantenario della liberazione
garibaldini dall0oppressione borbonica organizzò una serie di
manifestazioni: dalle gare di tiro a volo al ciclismo, dall'equitazione al
motociclismo, dalla nautica al podismo, alle gimkane
dentro
il parco della propria villa all'Olivazza. Si cimentò anche in una
originale sfida tra una De Dion, un
cavallo e un ciclista per dimostrare che le trazioni potevano coesistere,
ma ognuna farà strada a sé. Come dire che le vetture avrebbero avuto un
futuro luminoso. Lo sportman palermitano ormai è lanciatissimo
nell'organizzare manifestazioni. L'amministrazione comunale lo nominò
Presidente dell'Associazione per il Bene Economico che già organizza il
Corso dei Fiori, la Sagra della Zagara. Ovviamente Vincenzo le rilanciò ed
ognuno dei due avvenimenti diventò occasione di richiamo turistico,
entrando a far parte delle "Primavere siciliane" in vita sino al 1935. Don
Vincenzo, perché rimanga testimonianza delle sue manifestazioni, ma
soprattutto della Targa, ogni anno fa stampare "Rapiditas", organo
ufficiale
della
corsa. Libri che oggi valgono una fortuna e che erano editati
dall'Automobile Club di Sicilia, del quale era Presidente lo stesso Florio
dal 1913. Attorno agli anni '50, un giovane giornalista continentale che,
affascinato dai racconti sulla Targa, voleva intervistarlo senza sapere
chi egli fosse, Vincenzo Florio rispose: "Ragazzo, apri bene le orecchie:
a Palermo ci stanno il Teatro Massimo e Vincenzo Florio. Io sono Vincenzo
Florio". La sua Targa aveva travalicato i confini, era conosciuta in tutto
il mondo, era la corsa più antica del mondo. Il tracciato che Vincenzo
Florio aveva scelto toccava zone marine per salire sino a quota 1.200
metri nelle Madonne con oltre mille curve nel Grande Circuito (Km.
148,823), nel quale
lo
stesso ideatore ne aveva trovato uno medio (Km. 108) ed uno piccolo (Km.
72), da utilizzare alla bisogna. Vincenzo Florio organizza la sua ultima
Targa nel 1958. Si spegne il 6 gennaio 1959 ad Epernay, in Francia.
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