Targa Florio 1958
Il 3 febbraio 1958 la Commissione Internazionale, creata apposta per vigilare
sulle competizioni motoristiche, discusse la validità della Targa Florio ai fini
della sicurezza. Dopo mature riflessioni con dati e risultati alla mano, si
convinse che se c'era al mondo una corsa sicura questa era la Targa Florio. Si
concluse che, contando 832 curve su 72 km di percorso, il circuito delle Madonie
era il più tortuoso e lento fra quelli validi per il Campionato Mondiale Sport.
Per questi motivi non s'erano mai registrati incidenti a persone sul circuito.
Preso atto di tutto questo la Commissione diede via libera allo svolgimento
della corsa, quale unica e sola eccezione. La CSAI ne prese atto e inviò alla
CSI della FIA a Parigi la richiesta per la validità a prova del Campionato
Mondiale Marche, quale unica corsa italiana atta a sostituire la scomparsa Mille
Miglia. La CSI approvò e inserì subito in calendario per il Campionato Mondiale
Marche 1958 la Targa Florio in data 11 Maggio. In ossequio alle norme del
regolamento per il Campionato Mondiale Marche, la distanza della corsa era stata
portata a 1008 km , pari a 14 giri del piccolo Circuito delle Madonie. La
Ferrari si presentava al via con una squadra di ben quattro vetture ufficiali,
le 250 Testa Rossa 3 litri 12 cilindri di 295 cv., affidate alle coppie Musso -
Gendebien, Hawthorn - Von Trips, Collins - Phil Hill e Seidel - Munaron. Contro
l'armatissima Ferrari scendevano in campo l'Austin Martin con una vettura
ufficiale e la Porsche con tre vetture ufficiali. La casa britannica aveva
preparato appositamente per le Madonie il suo esemplare DBRI/300 e montava un
motore di 3 litri da 255 cv. L'Austin Martin era affidata a Stirling Moss in
coppia con Tony Brooks. Dopo l'esperienza del 1956 la Porsche tornava in Sicilia
con nuove macchine, due di esse erano le 4 cilindri tipo Le Mans 1500 spyder,
l'altra era la nuova Carrera Coupè GT 58 4 cilindri con 150 cv. Gli
accoppiamenti delle due Le Mans erano composti da Behra - Scarlati e Maglioli -
Bart, mentre la Carrera era assegnata a Huscke Von Hanstein - Antonio Pucci. In
gara anche una Osca 1500 con il solito Cabianca che faceva coppia con Bordoni.
Debuttava inoltre una Ferrari 2000 Testa Rossa, la prima della serie in assoluto
fresca di fabbrica, acquistata da poco dal Principe Gaetano Starabba eccellente
pilota in coppia con Franco Cortese.
Al via , Moss attaccò subito con aggressività facendo vibrare la sua Austin
Martin, quando, d'un tratto entrando in una curva volò d'improvviso fuori
strada, riuscì comunque a guadagnare i box ma l'avaria provocata dall'urto era
notevole. Le Ferrari erano severamente impegnate a tenere a bada le Porsche,
quella di Musso aveva assunto il comando della corsa, il pilota romano guidava
con stile e raziocinio risparmiando la sua Ferrari senza strafare, seguivano le
altre Ferrari di Von Trips e Hawthorn. Erano trascorsi già più di 25 minuti
quando la Austin Martin di Moss riprese la corsa ma ormai il distacco dai primi
era incolmabile. Moss però non si dava mai per vinto, attaccò il circuito con
determinazione, e alla fine del giro staccò un'incredibile tempo di 42'15 alla
media di 102'157 km/h fra lo stupore di tutti. Intanto al quarto giro, Musso
consegna al box l'auto al compagno Gendebien con un buon margine sul secondo. E
nel frattempo giungeva notizia che la Ferrari di Von Trips era volata fuori
strada senza conseguenze per il pilota. Come era prevedibile che accadesse, l'Austin
Martin di Moss non resse quel ritmo, e si dovette ritirare per l'ennesima
collisione e questa volta fu definitivamente. La corsa ormai si avvicinava alla
fine e sembrava volgere a favore della Ferrari, d'improvviso però la Ferrari di
Gendebien accusava un serio surriscaldamento ai freni. Mancavano ormai tre giri
alla fine, in molti ai box si chiesero se Gendebien ce l'avesse fatta,
considerato che nel frattempo era stato segnalato a Behra che egli era in
difficoltà.
Ma il Belga riusciva a guidare davvero con il cervello, al 12 giro la Ferrari
riusciva a mantenere un distacco di 6'34 dalla Porsche del francese. Mancava
ormai in giro, la folla sulle tribune trepidava per la Ferrari, lo speacher
comunicava i suoi passaggi località per località e ogni volta spettatori e
meccanici tiravano un sospiro di sollievo. Poi ecco il passaggio da Campofelice
e lo sparo di mortaretto che indicava la Ferrari sul rettilineo del Buonfornello,
ecco d'un tratto apparire la Ferrari numero 100 color rosso fuoco di Gendebien.
Aggredì la salitella del traguardo e lo tagliò vittoriosamente mentre il
Cavaliere abbassava la bandiera a scacchi. Dunque vinse Gendebien - Musso su
Ferrari in 10h37'58 alla media di 94'801 km/h, seconda la Porsche di Behra -
Scarlati a oltre cinque minuti, terzi Collins - Hawthorn su Ferrari e quarti
l'alto equipaggio Ferrari con Munaron - Seidel. Fu questa l'ultima Targa per il
Cavagliere Florio che si spense il 6 gennaio 1959